Finalmente trovo il tempo di sedermi un attimo per raccontare quello che abbiamo vissuto a Varsavia lo scorso weekend partecipando al primo meeting per la costituzione della European Homebrewers Association. Dato che si trattava di un incontro preliminare per parlare di una associazione che non esiste ancora, viaggio e soggiorno erano a carico dei singoli invitati. Anche per questa ragione, credo, si sono presentati i paesi più vicini alla Polonia (Bulgaria, Slovacchia oltre alla Polonia stessa) e quelli più ricchi e organizzati (Norvegia e Svezia). A questi i paesi, rappresentati in via ufficiale tramite delegati delle rispettive associazioni di homebrewers nazionali, si aggiungono Germania e Italia, rappresentate invece solo in via “ufficiosa”, poiché né noi né l’homebrewer tedesco avevamo deleghe ufficiali da parte delle rispettive associazioni nazionali.
Come ho già scritto qualche tempo fa su Cronache di Birra, in Italia abbiamo tante associazioni di homebrewers attive a livello locale (alcune anche molto valide) ma non siamo riusciti (ancora) a creare una vera associazione di homebrewers a livello nazionale. MoBI, pur essendo l’unica associazione nazionale organizzata per appassionati di birra craft e pur conducendo diverse interessanti attività per homebrewers (concorsi, corsi e traduzioni di libri), non rappresenta unicamente gli homebrewers (non a caso non ha la parola homebrewers nel nome) e quindi probabilmente risulta difficile identificarla con il movimento di birrificazione casalinga.
Noi per ora siamo andati a nome nostro, raccontando semplicemente quello che sappiamo sulla nostra scena nazionale (abbiamo parlato di MoBI, dell’ADB, delle diverse associazioni locali e, ovviamente, di Brewing Bad)
Veniamo all’incontro. Il promotore di questo meeting è stato l’homebrewer polacco Paweł Leszczyński, membro e rappresentante ufficiale dell’associazione degli homebrewers polacchi (Polskie Stowarzyszenie Piwowarów Domowych). Devo dire che l’incontro è stato veramente ben organizzato: Pawel ha riservato una sala molto comoda in un pub multitap di Varsavia (il Jabeerwocky che vi consiglio di visitare se passate da quelle parti). Nella mattinata di sabato (fino alle 15.00, ora di pranzo!) ciascuna nazione ha dato una panoramica sulla scena della birra craft e dell’homebrewing nella propria nazione. Questa parte è stata estremamente interessante: abbiamo imparato molte cose che non conoscevamo sui diversi contesti nazionali (trovate i dettagli, nazione per nazione, nella seconda parte di questo post).
Nel pomeriggio sono intervenuti anche Bo L. Jensen dell’Associazione Europea Consumatori di Birra (a cui è associata anche Unionbirrai e, da poco, anche MoBI) e l’esperto di associazioni Jan Lichota. Entrambi gli interventi sono stati molto istruttivi e hanno evidenziato come il punto essenziale nel costituire una associazione non sia tanto l’atto in se’, ma l’individuazione degli obiettivi dell’associazione e l’identificazione ben precisa di chi saranno i suoi associati e di quali benefici potranno godere.
La discussione è andata avanti tutto il pomeriggio. Ci siamo chiesti se veramente servisse una associazione europea di homebrewers e quali sarebbero stati i suoi obiettivi. Dopo diverse ore di discussione, guidata da Pawel e principalmente dagli homebrewer norvegesi (molto pragmatici, coem da copione), siamo arrivati alla conclusione che una associazione europea di homebrewers potrebbe essere utile sotto diversi aspetti:
- scambiare esperienze, informazioni, persone in una lingua comune (l’inglese). Oggi è molto difficile rintracciare informazioni sui siti delle singole associazioni (nessuna ha la doppia lingua). Sarebbe inoltre molto bello e formativo scambiarsi giudici nelle varie competizioni nazionali.
- portare avanti interessi comuni anche a livello legislativo. Un problema comune a molte nazioni, ad esempio, è la regolamentazione sulle birre prodotte in casa, che spesso è datata e rende difficile e pericoloso (a livello legale) organizzare assaggi di birra fatta in casa in locali pubblici.
La discussione è finita intorno alle sette della sera. L’accordo è stato quello di sottoscrivere una dichiarazione di intenti (nella figura sotto) con l’obiettivo di fissare entro un mese i prossimi passi utili a costituire ufficialmente l’associazione. I ragazzi norvegesi hanno costituito una sezione apposita sul forum della loro associazione, aperta solo ai delegati delle associazioni europee.
Purtroppo mancano le firme di Italia e Germania, unite dal tratto comune di non avere una associazione nazionale interessata a questo tipi di iniziative. Almeno, non per ora. Da parte nostra, continueremo a seguire gli avanzamenti, cercando nel frattempo di smuovere qualcosa anche qui in Italia.
Veniamo ora a una breve raccolta di impressioni sulle informazioni condivise dai vari partecipanti al meeting.
POLONIA
In Polonia, negli ultimi anni, la scena della craft beer è cresciuta esponenzialmente. Girando per Varsavia ci siamo imbattuti in diversi pub con birre artigianali alla spina, sia polacche che straniere. Alcuni di questi pub sono gestiti da ex homebrewer e in generale abbiamo percepito un buon livello di competenza. Nell’ambito del meeting, Paweł Leszczyński ha parlato a nome dell’associazione degli homebrewers polacchi (Polskie Stowarzyszenie Piwowarów Domowych). Nata nel 2010 per iniziativa di 24 homebrewers, l’associazione conta oggi più di 700 membri. Tra le attività che la caratterizzano c’è la formazione e certificazione dei giudici che valutano le birre nelle competizioni nazionali per homebrewers. L’associazione pubblica un magazine trimestrale cartaceo, il Piwowar (Il Birraio) a cui gli associati possono abbonarsi per circa 10€ all’anno. L’associazione organizza diversi concorsi sul territorio nazionale e ne patrocina altri, calendarizzandoli sul proprio sito. Oltre a Pawel hanno parlato anche Agnieszka Wołczaska-Prasolik (detta Marusia), fondatrice del gruppo (non ufficiale) di homebrewers di Breslavia (Wrocławska Inicjatywa Piwowarska) e Marcin Ostajewski (Wąsosz Brewery). L’impressione complessiva è stata quella di un movimento vivace, focalizzato e ben organizzato.
NORVEGIA
Credo che più o meno tutti conosciamo la scena birraria norvegese grazie a Nøgne Ø, la cui fama ormai si estende in Europa e nel mondo intero. Che gli homebrewers norvegesi fossero più organizzati di noi c’era da aspettarsalo, ma i numeri della loro associazione nazionale mi hanno davvero colpito: la Norbrygg (che dovrebbe suonare un po’ come “brassare norvegese”) conta più di 4.000 membri ed è stata fondata nel lontanissimo 1998. Anche loro organizzano concorsi e diversi eventi di notevole interesse. Formano e certificano giudici che valutano le birre degli associati fornendo loro un riscontro nel corso di alcuni incontri che si tengono in diverse città della Norvegia. Organizzano una competizione nazionale e diverse competizioni a tema. Forniscono anche gratuitamente ai propri membri un kit per la valutazione degli off-flavours, a condizione che ci si riunisca a gruppi di dieci e che si mandi indietro una relazione sulla degustazione. Hanno parlato per conto dell’associazione il presidente Jens Davidsen e Per Øyvind Arnesen. L’impressione generale è stata anche in questo caso estremamente positiva. Come si dice: ce danno ‘na pista.
SVEZIA
Per conto dell’associazione degli homebrewers svedesi hanno parlato Edvard Anders Ahlsén e Mattias Engblom. Non ricordo esattamente il numero di iscritti all’associazione (Svenska hembryggareforeningen) ma credo che ci attestiamo intorno ai numeri della Norvegia. Anche in questo caso sono rimasto impressionato: basti pensare che organizzano ogni anno una convention a che attrae diverse migliaia di homebrewers. Sempre in occasione del meeting, viene indetto un concorso nazionale a cui partecipano circa 300 homebrewers. Se non ho capito male, i migliori possono far assaggiare le proprie birre durante la manifestazione (vengono montati dei piccoli stand, ovviamente gratis perché vendere birra fatta in casa è vietato anche lì). Insomma, anche in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di serio e ben organizzato. Non per nulla, i Norvegesi e gli Svedesi mi sono sembrati quelli che hanno avuto più voce in capitolo sulle decisioni prese durante il meeting (sono stati anche quelli che hanno fatto le osservazioni più interessanti, a mio avviso).
GERMANIA
Proprio oggi leggevo tra i vari gruppi di homebrewers una discussione sulla “legge della purezza” e su come una vera bassa fermentazione tedesca dovrebbe essere carbonata senza l’aggiunta di zucchero ma tramite aggiunta di mosto (il famoso krausening). Questo per rispettare il Reinheitsgebot, ovvero l’editto di purezza bavarese emanato nel 1516 che impedisce di produrre birra con ingredienti diversi da lievito, malto d’orzo e luppolo (in realtà ora è leggermente cambiato, ma la sostanza è più o meno questa). Su questo tema è stato molto interessante quello che ci ha raccontato il simpaticissimo homebrewer tedesco Volker Quante. In Germania esiste ufficialmente una sola associazione organizzata a livello nazionale, la Vereinigung der Haus- und Hobbybrauer. Questa associazione ha mantenuto tra le regole del proprio statuto quella di produrre birra in casa seguendo, appunto, il Rinheitsgebot. Volker, che da anni è membro di questa associazione, ci ha raccontato come abbia provato più volte a coinvolgere il direttivo dell’associazione in questa iniziativa europea senza riscontrare alcun interesse proprio a causa di questo attaccamento alla tradizione. Esistono chiaramente altre organizzazioni di homebrewers più “moderne” anche in Germania ma nessuna di queste si è costituita a livello ufficiale. Volker, come noi, non ha potuto quindi parlare a nome di nessuna associazione ma solo per se stesso. A ogni modo si è dimostrata una persona estremamente piacevole e preparata. Se vi capita date un’occhiata al suo blog (è scritto in tedesco, ma con google translate si riescono ad afferrare i concetti fondamentali).
BULGARIA
L’associazione degli homebrewers bulgari (Асоциация на Домашните Пивовари в България) è attiva dal 2013 ed è nata dall’iniziativa di Temelko Pampov e di alcuni homebrewers e appassionati di birra (circa una ventina). La scena birraria artigianale in Bulgaria è molto indietro rispetto al resto d’Europa (se non ho capito male, esiste ad oggi un solo birrificio craft in Bulgaria). I Bulgari per lo più bevono birra industriale dei colossi multinazionali e vino. Per questa ragione, la costituzione di una associazione nazionale di homebrewers che promuovesse la produzione casalinga e la birra di qualità è stata una vera e propria necessità. L’associazione ad oggi conta diverse centinaia di associati e organizza concorsi nazionali per homebrewers (se non erro, sono alla terza edizione). Hanno in programma la traduzione di “Degustare Grandi Birre” di Randy Mosher in bulgaro.
SLOVACCHIA
L’ultimo a parlare è stato Peter Bognár degli homebrewers slovacchi. Purtroppo Peter non parla bene inglese quindi ha fatto leggere a Pawel un testo scritto in inglese. Trattandosi dell’ultima presentazione senza supporto di slide, sono riuscito a seguire davvero poco (mea culpa). Peter è un tipo molto simpatico e da quello che ho capito ha fondato una associazione ufficiale degli homebrewers polacchi (lui rappresentava la delegazione della città di Cassovia – Košice -, la città più importante della Slovacchia dell’est).
Author FranK: Appassionato di birra e di pub da sempre (in particolare quelli di impronta irlandese), dal 2012 mi sono lanciato nel mondo dell’homebrewing. Oltre a produrre birra con i ragazzi di Brewing Bad, ho un piccolo impianto BIAB da 10 litri in casa con cui produco birra quasi a ciclo continuo. Da buon ingegnere, divoro libri di teoria birraria. Da febbraio 2014 sono Degustatore Professionista presso l’Associazione Degustatori di Birra.
Autor: Francesco Antonelli
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